N° 102

 

ACQUE DEL SUD

 

 

PROLOGO

 

 

            Veloci motoscafi e lance a motore fanno incessantemente la spola tra la costa della più esterna delle isolette che costituiscono l’arcipelago noto come Florida Keys e l’imponente nave che è ancorata oltre il limite di 12 miglia marine dalla costa degli Stati Uniti che ne segna il confine marittimo.

            In uno di questi motoscafi si trova una coppia formata da un uomo alto dal fisico imponente ed i capelli candidi, apparentemente sulla quarantina, che indossa un impeccabile smoking con giacca bianca ed una donna più giovane dai voluminosi capelli neri raccolti sulla nuca ed occhi azzurri dal taglio vagamente a mandorla che indossa un abito da sera nero con una vertiginosa scollatura e spacchi laterali, le scarpe di marca con tacco 12 quasi pareggiano l’altezza del suo partner.

            L’uomo si china verso la sua compagna e le sussurra:

-Ripetimi dove stiamo andando.-

            Lei si concede un sorriso mentre replica:

-Si tratta di un vecchio transatlantico ristrutturato e riconvertito. I ponti superiori ospitano un casinò e spettacoli di intrattenimento vari mentre quelli inferiori sono sostanzialmente un bordello di lusso con offerte per tutti i gusti, diciamo così. La proprietà è di una società off shore registrata a Isla Suerte.-

-Tutto perfettamente legale eh? A parte il fatto che qui si viola una tonnellata di leggi.-

-Leggi degli Stati Uniti che oltre il confine, in acque internazionali, non valgono la carta su cui sono state scritte, non dimenticarlo Mack. E d’altra parte, quando mai gente come noi si preoccupa della legalità delle proprie azioni?-

-Anche questo è vero. Certo che stiamo per ficcarci nella tana del lupo. Sicura di aver fatto la scelta giusta a volertene occupare di persona così presto dopo…?-

-Restare a guardare i miei figli in un’incubatrice sapendo di non poter far niente per loro mi stava facendo impazzire. Avevo… ho bisogno di fare qualcosa e salvare la sorella di Foggy Nelson è la scelta ideale.-

-E questo lo capisco ma spero che non sia una scelta fatale, Natasha. Sei davvero sicura che il tuo travestimento regga?-

            Natasha Romanoff, la Vedova Nera, sogghigna mentre risponde:

-Mio caro, dovresti sapere che ad una donna basta poco per alterare la propria fisionomia e poi… di solito gli uomini non si soffermano molto a guardarmi il viso.-

-Ah…. Uhm… lo immagino… voglio dire…-

            Natasha ride ed aggiunge:

-Certo, se avessero un qualche programma di riconoscimento facciale o biometrico sarei smascherata facilmente ma dubito che sia così. Per tutti sarò solo la decorativa accompagnatrice del famoso autore di best seller Al MacKenzie.-

-Lo sapremo presto, siamo arrivati.-

            All’arrivo gli ospiti vengono accuratamente perquisiti e poi accompagnati all’ascensore che li porta ai ponti superiori.

-E adesso?-

-Adesso diamo un’occhiata in giro, troviamo Candace Nelson e la portiamo via di qui. Se qualcuno prova ad impedircelo, lo neutralizziamo.-

            Facilissimo, pensa Alphonso “Mack” McKenzie con ben più di una punta di ironia.

 

 

1.

 

 

            C’è un bar vicino alla sede del Distretto di Polizia di Midtown Nord a Manhattan... ad essere esatti c'è un bar vicino ad ogni sede centrale o stazione di Polizia di tutto il mondo perché i poliziotti sono esseri umani e dopo una giornata alle prese con il peggio che l’umanità può offrire hanno bisogno di sfogarsi.

            In genere questi bar sono gestiti da ex poliziotti e quello in cui sto entrando non fa eccezione.

Nel caso ve lo steste chiedendo, no: non sono un poliziotto né lo sono mai stato. Il mio nome è Ben Urich e sono un giornalista. Lavoro alla cronaca nera del Daily Bugle e stasera sono a caccia di notizie. L’uomo che può fornirmele è seduto ad un tavolino d’angolo ed è solo… a parte una bottiglia di birra tanto per aderire al classico cliché del poliziotto di origine irlandese.

-Offro io.- dico sedendomi davanti a lui senza aspettare un invito.

            Il Sergente Leary, Bucko per gli amici, capelli rossi, occhi chiari, un residuo di efelidi vicino al naso, mi fissa in modo strano poi mi chiede:

-Vuoi sapere di Peter Cooley, giusto, Urich?-

            Annuisco.

-Il nipote di Finn. Ci è arrivata la notizia che è stato ucciso.-

-La stessa fonte anonima che ha avvisato noi, ci scommetto: donna, giovane, accento di Dublino.-

-Tutto giusto… a parte che non avevamo riconosciuto l’accento di Dublino anche se avevamo capito che non era americana.-

-Fidati. E sì: Peter Cooley è stato assassinato e credimi se ti dico che non è morto bene.-

-Che vuoi dire?-

-Quando siamo arrivati nella casa indicataci dalla nostra fonte anonima, che per inciso sospettiamo essere proprio l’assassina, lo abbiamo trovato nudo e legato ai quattro angoli del letto con manette di plastica, È stato subito chiaro che era stato torturato. Se vuoi il mio parere l’assassina si è presentata a lui come una delle escort d’alto bordo che era solito ingaggiare.-

-Questo lo avete scoperto dal suo telefono o dal suo computer immagino.-

-Non mi interrompere Urich. Come ho detto, il ragazzo si è fatto fregare come un pollo. E si è ritrovato immobilizzato sul letto. A questo punto è stato torturato, un lavoro metodico, molto lungo e molto doloroso. Forse volevano strappargli informazioni sul nascondiglio di suo zio o forse è stato per puro sadismo. Nel primo caso, non ho dubbi che abbia ceduto subito. Alla fine gli hanno tagliato le palle usando una specie di falcetto come quelli degli antichi druidi, altro legame con l’Irlanda, poi gli hanno scarnificato la faccia. Secondo il medico legale era ancora vivo quando è successo.-

-Mio Dio!-

-Dio non era in quella casa, Urich. Il Diavolo forse, ma non certo Dio. Alla fine qualcuno ha avuto pietà e gli scaricato due colpi in fronte.-

-E adesso cosa accadrà?-

-Chiunque abbia commissionato il lavoro ha avvertito la Polizia ed i media diffondendo anche immagini molto esplicite. Voleva che il messaggio arrivasse forte e chiaro a Finn Cooley e lui l’ha ricevuto. Se anche solo la metà delle voci su di lui sono vere, la sua risposta sarà scatenare l’inferno.-

            Ed è facile immaginare che sarà proprio così.

 

            Definire Finn Cooley arrabbiato in retorica sarebbe chiamato delicato eufemismo, nella lingua inglese si parlerebbe di understatement. La verità nuda e cruda è che non esistono aggettivi sufficienti per definire lo stato d’animo dell’ex terrorista nordirlandese sfigurato.

-Quel vecchio bastardo ha osato sfidarmi, sfidare me!-

-Parli di Napper French?- gli chiede Paddy O’Hanlon detto il Celta.

-E di chi altri? Lo chiamavano il torturatore. Scommetto che si è lavorato il mio ragazzo personalmente. Beh dovevano restarsene nascosti lui e quell’altro vecchio rudere di Eric Slaughter perché non sfuggiranno alla mia vendetta. Peter era un imbecille ma era pur sempre il figlio di mio fratello e sangue chiama sangue.-

-Che intendi fare?- gli chiede la bionda Tulip O’Hara, sua ritrovata alleata dopo che ha accettato di uccidere per lui Stephen J. North, agente di collegamento tra la C.I.A. e le task force congiunte antiterrorismo ed anti crimine organizzato tra agenzie federali e Polizia di New York.

-Uccideremo French, Slaughter e chiunque altro stia dalla loro parte, bruceremo le loro case e stupreremo le loro donne. Nessuno oserà più opporsi a noi!-

È pazzo, pensa Tulip, decisamente pazzo.

 

            La ragazza dal vestito rosso e dai capelli color castano ramato entra nella chiesa e si guarda attorno, poi punta decisa verso di me.

-Lei è il parroco qui?- mi chiede con un accento che riconosco come irlandese.

-Sì.- rispondo -Sono Padre Gawaine. In cosa posso esserle utile?-

-Vorrei confessarmi.-

-Veramente saremmo fuori orario.-

-La prego. Sono di passaggio e ci terrei, come si dice, a liberarmi la coscienza.-

                C’è qualcosa nel modo in cui l’ha detto e nello sguardo che ha che mi spinge ad assecondarla.

-Mi segua.- le dico.

                La faccio accomodare in un confessionale ed ascolto la sua voce mentre dice:

-Mi benedica, Padre perché ho peccato… molto.-

-E quali sarebbero i tuoi peccati figliola?- le chiedo.

                La risposta mi raggela il sangue nelle vene:

-Sono un’assassina. È il mio lavoro: uccido la gente per denaro. La mia ultima vittima l’ho uccisa ieri sera.-

 

 

2.

 

 

Il tramonto è appena calato sulla città ma per me non fa molta differenza: vivo nelle tenebre da quando avevo 15 anni. Stavo tornando da scuola quando vidi che un passante stava per essere investito da un camion. Non esitai un secondo e mi gettai su di lui spostandolo appena in tempo. Il camion frenò, sbandò, un portello si spalancò e dall’interno cadde un cilindro che si ruppe e ne uscì del materiale luminoso. Fu l’ultima cosa che vidi prima che calassero le tenebre.

In ospedale mi dissero che il camion trasportava materiale radioattivo, cosa illegale in un centro urbano, e che i miei nervi ottici erano lesionati irreparabilmente, sarei rimasto cieco per sempre. Non passò molto tempo che scoprii che i miei altri sensi si erano acuiti a livelli inimmaginabili e che avevo acquisito una sorta di senso radar che mi forniva i contorni delle cose intorno a me. Imparai a padroneggiarli e li tenni segreti, ancor oggi non sono ben sicuro del perché, forse sapevo già cosa sarei diventato: non il semplice, per quanto brillante, avvocato Matt Murdock ma il vigilante in costume chiamato Devil.

Come ogni giorno da che sono nati mi fermo all’ospedale per far visita ai gemelli. Sento i loro battiti cardiaci, lenti ma regolari, percepisco il loro odore così simile al mio ed a quello di Natasha. Sono piccoli ma non mollano e presto potrò abbracciarli. Lo so.

-Buongiorno Mr. Murdock.-

            Sono stato così concentrato su Mike e Gracie che non mi sono accorto dell’arrivo di Daisy Dugan, la bambinaia che Natasha ha assunto per loro. Anche se non ha molto da fare per ora viene sempre qui dopo le lezioni all’università. Ha un cognome importante, non le ho mai chiesto se e quanto le pesi portarlo.

-Buongiorno Daisy.- la saluto -E chiamami Matt.-

-Ci proverò, promesso. Notizie di Miss Romanov?-

            Bella domanda. Avrei preferito che non partisse ma io non potevo farlo né potevo impedirglielo: se Candace Nelson si è ficcata nei guai uno di noi doveva aiutarla.

Posso solo sperare che i guai che l’aspettano in Florida non siano troppo seri ma con la Vedova Nera è spesso una speranza vana.

 

La ragazza parla con voce calma, come se quello che sta dicendo fosse una cosa normale, come se parlasse di un qualunque lavoro e non di essere…

-Una killer a contratto è questo quello che sono e sono anche molto brava nel mio lavoro perché negarlo? La gente che mi chiedono di uccidere spesso è cattiva ma altrettanto spesso è gente normale, padri o madri di famiglia, senza una macchia ma che ha avuto il solo torto di incrociare la sua strada con quella delle persone sbagliate. Non mi interessa: non mi è mai interessato: non faccio questioni di razza, sesso, religione o altro ma bado solo al compenso. È solo lavoro.-

-Mio Dio!- non riesco a trattenermi dall’esclamare, turbato da tanta indifferenza verso le vite altrui.

                Non dovrei, lo so: prima di farmi prete ho vissuto in mezzo alla violenza. Non solo quella della boxe in cui ero un professionista arrivato quasi al titolo di campione dei pesi massimi, ma quella di tutti i giorni, che vedi nelle strade ed a cui finisci per abituarti anche se sai che è sbagliato.

                La ragazza prosegue:

-Qualche giorno fa sono stata assunta per eliminare un uomo, un uomo molto pericoloso. Ne conoscevo la fama sinistra ma il compenso era molto buono e la sfida era eccitante così ho accettato. Trovare il soggetto in questione non era facile. Sapeva di essere un bersaglio e si teneva ben nascosto ma aveva un punto debole: un parente che non era in gamba come lui e che era più facile rintracciare.-

-Peter Cooley.- sussurro.

 

Si muovono fra i tavoli del casinò simulando indifferenza ma osservando con attenzione il luogo e la gente che lo frequenta.

Individuare gli addetti alla sicurezza è abbastanza facile per gente esperta come Natasha Romanoff e Alphonso Mackenzie. Ai loro occhi attenti il rigonfiamento delle pistole nascoste sotto le giacche è decisamente evidente. Nessuno di loro dà segno di aver riconosciuto Mack e Natasha non trattiene un sorrisetto. Non crede sia gente che legge molto.

Ogni tanto si fermano per giocare. Natasha punta alla roulette secondo un sistema insegnatole da una vecchia conoscenza del MI6.[1] Vince una discreta somma. Ripunta la metà e perde. Ripunta ancora su un numero singolo e vince, a questo punto si ritira. Mack si ferma ad un tavolo di Texas hold ‘em e si ritira decisamente alleggerito.

            Insieme escono sul ponte con la scusa di prendere aria e fumare.

-Che ne pensi?- chiede Natasha.

-Una perfetta trappola per gonzi.- risponde Mack -Il gioco è abbastanza corretto per non far insospettire troppo i clienti ed invogliarli a tornare ma scommetterei quello che vuoi che qualche trucco per aumentare le già alte probabilità a favore del banco lo usano.-

-Questo è certo. Con la roulette devono usare qualche congegno elettronico ma nonostante questo ho vinto un bel gruzzolo.-

-E come ci sei riuscita?-

            Natasha ammicca e replica:

-Ah, suppongo sia stata una combinazione di strategia, fortuna... e un piccolo congegno nascosto nella mia collana che mi è stato fornito da un giovane amico coreano che è un mago dell’elettronica.-

            Mack scoppia a ridere e ribatte:

-Natasha, sei…sei…-

-Attento Mack, ricorda che sono una signora ed una madre…. E ricorda anche di chiamarmi Nancy quando siamo in pubblico. Comunque, barare con i bari è giustificato.-

-Se lo dici tu…-

-Tornando alle cose serie, Candace Nelson non era tra le hostess e le escort, nel casinò quindi deve essere di sotto.-

-Sicura di poterti fidare della tua informatrice?-

-Abbastanza. Per pagare un vecchio debito, Candace ha acconsentito a passare per una delle sue escort e spiare i capi criminali raccolti da Gavin Thorpe.-

-Doveva essere un debito davvero grosso per spingerla ad accettare un incarico simile.-

-La vita.- è la secca risposta.

            Mentre parlano i due sono scesi al ponte inferiore ed ora si guardano intorno.

-Da dove cominciamo?- chiede Mack

-Beh…-

            Prima che possa continuare, lo sguardo di Natasha si sofferma su una donna vestita solo di una guepiere nera, calze a rete nere anch’esse, scarpe con un tacco altissimo ed il cui volto è coperto da una maschera da dominatrice sadomaso. Avvicinandosi al parapetto se la sfila rivelando una lunga chioma bionda e lineamenti belli ma volgari, poi si accende una sigaretta.

-Non è possibile… Petra qui.- si lascia sfuggire Natasha.

-La conosci?- chiede, sorpreso, Mack.

È un’agente del S.V.R.-[2] risponde la Vedova Nera sussurrando -Petra è il suo nome in codice. Era nel mio stesso corso alla Stanza Rossa -.

            Come se avesse capito che stanno parlando di lei, la donna si volta, li guarda per un attimo, fa un sorriso lascivo poi riprende a fumare.

-Forse ti ha riconosciuta.- sussurra Mack.

-Improbabile… ma potrebbe aver riconosciuto te.- ribatte la Vedova Nera -Sei piuttosto famoso nel nostro ambiente, lo sai.-

-Non mi ci far pensare. Cosa credi che ci faccia qui conciata in quel modo? -Pensi sia venuta per te?-

-No, non lo credo possibile. Innanzitutto non avrebbe potuto sapere che sarei venuta qui e poi l’ordine di catturarmi o uccidermi è stato revocato dal Presidente russo dopo che gli ho salvato la vita sei mesi fa.-[3] deve essere qui per un altro motivo.-

-E che interesse può avere il servizio segreto russo per la riunione di alcuni gangster americani?-

-Non ci sono solo americani. Ho riconosciuto almeno un haitiano, un giamaicano, un paio di pezzi grossi dei cartelli latinoamericani.-

-E tu come fai a conoscerli?-

-Mi piace tenermi informata. C’è anche un Pakhan[4] della Bratva[5] per tacere di due o tre oligarchi russi con qualche amichetta o escort. Forse Petra sta facendo i suoi giochetti da mistress per uno di loro e chissà, domani potrebbe non essere più vivo. Non che m’interessi, mi importa solo che la sua presenza non complichi le cose ostacolando la nostra missione.-

-E se dovesse farlo?-

            La voce della Vedova Nera si fa dura mentre risponde:

-Allora dovremo sistemarla.-

 

 

3.

 

 

                Ho la precisa sensazione che la ragazza aldilà della grata abbozzi un sorriso.

-Esattamente, padre.- replica -Peter Cooley aveva una debolezza fatale: le donne. Per una come me non è stato difficile agganciarlo e fare in modo che si ritrovasse legato al letto. A questo punto ho fatto entrare lui.-

-Lui?- chiedo, sorpreso.

-L’uomo che mi ha ingaggiata. Voleva che gli consegnassi Peter vivo per fargli rivelare tutto quello che sapeva di suo zio Finn. Aveva degli strumenti con sé ed ha cominciato ad usarli su di lui… a torturarlo e si capiva che ci sapeva fare. Il ragazzo ha urlato poi ha piagnucolato come un bambino e se l’è fatta pure sotto. Era uno spettacolo orribile ed io mi sono voltata per non vedere. Ma ho sentito… sì, ho sentito. Peter ha ceduto quasi subito, ha raccontato tutto quello che sapeva di Finn compreso il suo attuale nascondiglio ma il vecchio non si è fermato, ha continuato a torturarlo per il puro gusto di farlo. Sentivo le urla di Peter e le sue suppliche. Mi sono voltata, ho impugnato la mia pistola e gli ho sparato due colpi in fronte freddandolo. Il vecchio mi ha fissato con astio ma io l’ho ignorato e me ne sono andata. Mi sono rinchiusa nella mia stanza e ci sono rimasta finché non ho deciso di venire qui.-

                Il silenzio cala fra di noi finché non sono io a romperlo dicendo:

-Non posso darti l’assoluzione, figliola. Tu non sei pentita di ciò che hai fatto e non intendi cambiare vita, ho ragione?-

-Sono quella che sono padre ma la ringrazio di avermi ascoltato, ne avevo bisogno. Ora mi scusi ma devo andare: ho un lavoro da finire.-

                La sento uscire dal confessionale e la imito. La vedo uscire dalla chiesa senza voltarsi indietro. So che sta andando ad uccidere qualcuno ed io non posso fare nulla per fermarla.

 

            Oggi è il giorno del mio turno al Consultorio Legale Karen Page, una donna che non potrò mai dimenticare, morta in un modo assurdo di cui in qualche modo mi sento responsabile.

            Scaccio questi pensieri e cerco di concentrarmi sul lavoro ma è tutto inutile. Un turbinio di pensieri mi si affolla nel cervello: i bambini, Natasha e tanto altro. Fuori è già buio, lo so. È ora che provi a rilassarmi alla mia maniera.

            Ormai certi gesti sono automatici: sfilarsi i vestiti, riporli in un armadietto, infilare la maschera sul viso, separare il mio bastone da cieco in due parti, verificare che il cavo nascosto in una di esse funzioni e poi lanciarsi fuori dalla finestra nei panni di Devil l’Uomo senza Paura.

            Il vento che mi accarezza il viso è caldo… troppo caldo anche per la stagione e porta odore di fumo e di qualcos’altro. Qualcosa sta bruciando e non è un incendio accidentale.

            Seguo il calore e non sono sorpreso quando scopro che il fuoco è davanti alla casa di Napper French: Finn Cooley non ha perso tempo per scatenare la sua vendetta su chi ritiene responsabile della morte di suo nipote.

            Ci sono uomini armati davanti alla recinzione ed uno di loro urla:

-Avanti, vecchio, vieni fuori!-

            Fatica sprecata: la casa è vuota, ne sono più che sicuro. French non è uno stupido: ha anticipato le mosse del suo avversario e si è messo al sicuro, tuttavia…

            Il primo sparo quasi mi coglie di sorpresa. Uno degli uomini davanti alla casa cade quasi senza un grido, il secondo non fa nemmeno in tempo a girarsi. Il tiratore è in gamba.

            Mi ci vuole poco per individuare la sua posizione e non perdo tempo a precipitarmi lì. Il vento mi porta gli odori della sua arma e di qualcos’altro: lavanda. Il cecchino è una donna?

 

            Lo vedo entrare nel locale con passo sicuro. È alto, ben piantato, non più giovanissimo ma ancora in forma. Ha un’aria familiare, come se l’avessi già visto da qualche parte anche se sono sicura di non averlo mai incontrato. Deve essere qualcuno famoso ma non troppo.

                Si guarda intorno poi mi vede. Accenna un sorriso, muove le labbra come a mormorare qualcosa poi viene verso di me. Mi preparo a trovare una scusa per respingerlo senza offenderlo ma non serve. Lui si china su di me e mi sussurra:

-Faccia finta di nulla, Miss Nelson. Sono qui per tirarla fuori da questo guaio.-

                Trattengo un sospiro di sollievo e lo accompagno in una delle camere. Appena la porta si è chiusa alle nostre spalle gli chiedo:

-Chi è lei e chi la manda?-

-Mi chiamo Alphonso MacKenzie e può definirmi un agente libero se vuole. - risponde lui.

-La manda Bumper?-

-Non proprio anche se Miss Ruggs ci ha fornito un po’ di informazioni interessanti che ci hanno aiutato non poco. Era preoccupata per lei visto che non dava più notizie di sé da qualche giorno.-

-Ci hanno sequestrato i cellulari e non ci lasciano comunicare con l’esterno finché… finché il nostro contratto non sarà terminato. Se non la manda Bumper, per chi lavora?-

-Per nessuno. Sto aiutando una vecchia amica…. Mia e sua…. La Vedova Nera. Suo fratello e Ben Urich hanno ricevuto il suo messaggio e lei si è offerta di aiutarli. Con le sue conoscenze non ha faticato troppo a scoprire dov’era e Bumper Ruggs ci ha detto il resto.-

-Foggy…. Mio fratello… lui sa...?-

-No e saprà solo quello che è essenziale che debba sapere. Ora pensiamo a filarcela.-

-Non sarà facile. Non mi lasceranno andare facilmente ed anche se riuscissimo cercherebbero di riprendermi. Non ci sono solo gangster normali qui: ci sono i fratelli Lobo che sono dei mutanti che possono trasformarsi in licantropi e, lo so che non mi crederà, ma c’è anche un gangster haitiano che ha al suo servizio una sacerdotessa Voodoo e uno zombie.-

                Lui si limita a corrugare la fronte e poi mi chiede:

-Che tipo di zombie?-

-Beh… uno di quelli tradizionali di Haiti, credo. Così mi ha detto una ragazza di New Orleans.- rispondo.

-Quindi le pallottole in testa non funzionano. Devo procurarmi un po’ di sale...-

                Lo dice con tale naturalezza che non posso non dirgli:

-Sembra che l’idea di incontrare un morto rianimato dalla magia non la turbi affatto.-

-Mia cara ragazza, se avesse vissuto certe esperienze che mi sono capitate quando ero nello S.H.I.E.L.D., poche cose la sorprenderebbero, mi creda.-

-S.H.I.E.L.D.? Ora ricordo chi è lei! Al MacKenzie, l’autore di: “Senza scudo” e dei thriller sugli agenti del F.B.S.A.-

-Spero che le siano piaciuti ma adesso pensiamo ad andarcene da qui.-

                Impresa tutt’altro che semplice, temo.

 

 

4.

 

            La tiratrice è in gamba. Ha colpito ogni bersaglio con spietata efficienza. Mi ha sicuramente visto ed inquadrato nel suo mirino ma non prova nemmeno a spararmi, perché? la risposta è ovvia; invece di affrontarmi ha preferito la fuga. Non può immaginare che sono in grado di seguire ogni sua mossa anche da lontano. Avrà una bella sorpresa quando uscirà dalla casa.

            Eccola, non potrei mai confondere il suo particolare profumo con quello di un’altra. È alta, snella, capelli corti… no: li sento ondeggiare, sono semplicemente raccolti a coda di cavallo.

-Devil!- esclama. Parla Inglese ma con un accento straniero. Mi ricorda quello di Glorianna O’Breen. È irlandese.

-Complimenti.- replico -E tu chi saresti?-

            La sua sola risposta è un calcio rotante che evito per un pelo. Ci riprova. Il suo stile è un misto di kickboxing e varie altre arti marziali. Sarei in seria difficoltà se i miei supersensi non mi consentissero di anticipare le sue mosse quel tanto che basta per pararle.

            In lontananza si sentono le sirene della polizia e delle ambulanze in arrivo. Lei si irrigidisce e sussurra:

-Mi dispiace.-

            La sento toccare un orecchino e subito dopo un impulso ultrasonico mi fa urlare e crollare a terra. Avrebbe dovuto solo stordirmi o confondermi ma su di me ha un effetto ben più sconvolgente. Rimane perplessa per un attimo vedendomi crollare a terra urlando ma è solo un attimo per l’appunto. Da vera professionista coglie l’occasione e fugge. Quando mi riprendo di lei rimane solo un vago sentore di lavanda.

            Mi è sfuggita per adesso ma la ritroverò.

 

            L’uomo dai capelli bianchi esce sul ponte e quasi subito sente qualcosa di appuntito premergli sul collo mentre una voce femminile dall’accento russo gli sussurra:

-Alphonso MacKenzie. Sei tornato a lavorare per la C.I.A.? Non provare a farmi credere che la tua presenza qui è solo una semplice coincidenza perché non ci credo.-

            Mack mantiene apparentemente il suo sangue freddo mentre replica:

-Petra, giusto? Beh, che tu ci creda o no, è proprio così. Non avrei nemmeno saputo della tua presenza se…-

-… se non glielo avessi detto io dopo averti individuata per puro caso.-  completa un’altra voce femminile alle tue spalle parlando in Russo -E tanto perché tu lo sappia, alla tua prima mossa sbagliata ti inietterò nel collo un veleno mortale.-

-Romanova!- esclama la donna chiamata Petra -Se ci sei di mezzo tu, allora è un’operazione S.H.I.E.L.D.-

-Altra cantonata. Io e Mack siamo qui per una questione personale.- ribatte la Vedova Nera -Ma ora sono curiosa sulla tua missione. Forse potremmo scambiarci un po’ di informazioni ma in un luogo più tranquillo prima che qualcuno passi di qui e si chieda cosa stiamo combinando.-

            Petra riflette qualche istante poi abbassa il suo pugnale e dice:

-Seguitemi.-

 

            Ultimamente Hell’s Kitchen sembra davvero diventata l’anticamera dell’Inferno. C’è un’escalation di violenza come non si vedeva da decenni da queste parti.

            Mi trovavo nel mio diner preferito quando tutto è cominciato. Qualcuno ha preso d’assalto la casa di Napper French e qualcun altro ha usato gli assalitori come bersagli di un micidiale tiro a segno. Quando arrivo sul luogo i morti sono ancora a terra ma le forze dell’ordine sono già arrivate.

-Urich…- mi apostrofa il Tenente Terenzio Oliver Rucker del Dipartimento di Polizia di New York -… hai sentito l’odore del sangue?-

            Scrollo le spalle e replico:

-Faccio solo il mio lavoro.-

-Non abbiamo nulla da dire ai media.- dice in tono secco una giovane donna bionda con i capelli raccolti a coda di cavallo che riconosco come l’Agente Speciale dell’A.T.F.[6]Penelope Lathrop.

-Ma la gente ha diritto di sapere cosa succede. È un altro atto della guerra scatenata da Finn Cooley?- ribatto.

-No comment.-

            Prima che possa aggiungere qualcosa, un boato scuote l’aria. Ci volgiamo tutti in direzione del porto da cui si levano un filo di fumo ed il chiarore rossastro di un incendio.

Direi proprio che i guai sono solo all’inizio.

 

 

5.

 

 

Seguono Petra sino ad un vicino salone dove un omaccione a petto nudo che indossa una tenuta da boia medievale li blocca all’entrata. Petra gli si rivolge con decisione:

-Tranquillo, sono con me.-

            La cosa sembra bastare all’uomo che si scosta per farli passare.

-Temo che abbiate un’aria troppo per bene per un posto come questo.- afferma Petra con un sogghigno -Dovevi portare la tua tutina in latex, Romanova.-

-Vedova Nera per te, Petra.- ribatte Natasha.

-Non so se la piccola Belova sarebbe d’accordo. A proposito, sai come sta? L’ultima volta che l’ho incontrata è stato parecchio tempo fa, in un club come questo che dirigevo come copertura a Kiev. Non credo che le sia piaciuto.-[7]

-Yelena è in gamba ma su certe cose è ancora… ingenua.-

-Che razza di posto è questo?- chiede Al MacKenzie dopo essersi guardato intorno.

Nel salone c’è un discreto numero di uomini e donne in tenute che sembrano uscite da un incubo feticista o peggio.

-Credevo fosse evidente ad un uomo scafato come lei, Mr. MacKenzie.- risponde Petra -Questo è il paradiso della trasgressione, specie di quella BSDM.[8] Qui, però non ci sono limiti se non a discrezione dei clienti.-

Passano accanto ad una ragazza nuda fino alla cintola che viene frustata da un’altra in tenuta da dominatrice, cappuccio compreso. Una goccia del sangue che le esce da una ferita finisce su una guancia di Mack.

-Impressionato?- chiede, ridacchiando, l’agente russa.

-Disgustato direi.- replica lui.

            La Vedova Nera rimane impassibile.

-Dove possiamo parlare liberamente?- chiede con voce dura.

            Petra li conduce in un vicino salottino ed una volta chiusasi la porta alle spalle dice:

-Parliamo d’affari… dei nostri veri affari. Davvero siete qui per una questione personale? Mi riesce difficile da credere.-

-Eppure è così.- replica Natasha -Una mia amica si è messa in un guaio e noi dobbiamo portarla via di qui prima che la scoprano. Che tu ci creda o meno non m’interessa.-

            L’altra la fissa dubbiosa poi punta il dito verso Mack.

-Lui era un agente della C.I.A. come posso essere sicura che….-

            La Vedova Nera si muove verso di lei con aria spazientita e le dice:

-Ascolta, sgualdrina: non mi importa niente dei tuoi affari con Dimitri Ivankov. Puoi ucciderlo, andarci a letto, torturarlo, non mi riguarda ma se mandi all’aria la nostra operazione, ti farò pentire di avermi incontrata qui stasera… e tu sai che non minaccio mai a vuoto.-

-Come… come fai a sapere di Ivankov?-

-L’ho visto prima nel Casinò e considerate certe sue discutibili abitudini di cui sono al corrente non è stato difficile capire che è per lui che sei qui.-

-Una di voi signore si degnerebbe di dirmi chi è Dimitri Ivankov?- sbotta Mack.

-Il Direttore della filiale della Kronas a New York - spiega Natasha -Lo si potrebbe anche definire un brav’uomo se non avesse alcune fatali debolezze: il vizio del gioco, le belle donne ed il sesso estremo -

-Il che lo espone al ricatto, immagino.-

            Petra sbuffa ed aggiunge:

-Ivankov si è fatto infinocchiare come un idiota e si è indebitato fino al collo con i padroni di questo posto, un debito troppo alto anche per uno con i suoi mezzi e suppongo che sappiate cosa significa.-

-Che lo stringono per le palle.- commenta Mack.

-Esatto. Il suo debito è stato rilevato da agenti di… una potenza straniera che lo hanno costretto a vender loro i segreti della sua ditta. La Kronas è vitale per la difesa russa e per questo abbiamo messo Ivankov sotto sorveglianza ed io sono stata piazzata qui. Stasera dovrebbe avvenire uno scambio importante.-

-Che bella fortuna!- commenta ancora Mack sarcastico.

            Petra prosegue:

-Qualunque cosa abbia con sé Ivankov stasera non deve assolutamente cadere nelle mani sbagliate. Tu sei pur sempre una Russa, Romanova, puoi capirmi.-

            Natasha annuisce pensierosa poi dice:

-Non è il solo problema che hai. Se la notizia è arrivata ad altri servizi segreti, potresti avere concorrenza e non è il solo problema. Conosco abbastanza bene il capo della Kronas, Aleksandr Vassilievitch Lukin. Prima di darsi agli affari era un alto dirigente del G.R.U.[9] e se ha avuto i vostri stessi sospetti, non è il tipo da aspettare che siano le autorità a risolvere i suoi problemi, ci pensa da solo. Sono certa che ha mandato qualcuno.-

-Insomma…. Per citare Oliver Hardy: eccoci in un altro bel pasticcio.- dice Mack

            La sola risposta è il silenzio.

 

            Approfitto di un momento di calma mi dirigo all’esterno, sul ponte. Mentre esco incrocio una cameriera che mi rivolge un rapido sguardo poi passa oltre. L’ho già vista, alla villa di Gavin Thorpe, che ci fa qui? Un pensiero mi passa rapido nella mente: e se…?

                Scuoto la testa e finalmente sono all’aperto e prendo un lungo respiro appoggiandomi al parapetto. C’è una strana quiete nell’aria come quando sta per arrivare una tempesta e non alludo solo agli uragani che troppo spesso si abbattono da queste parti.

Forse me ne andrò stanotte e quasi certamente solo con la poca roba che indosso adesso. La mia mano stringe il pendente che porto al collo e che cela al suo interno una chiavetta USB che contiene tutto ciò che ho potuto rubare dal computer di Gavin Thorpe e tutto quello che ho potuto fotografare e filmare con una microcamera nascosta.

La mia carriera di spia sta per terminare. Vorrei dire che è stato divertente ma non lo è stato. Ho fatto cose degradanti e per quasi tutte non ho scuse. Avrei potuto sottrarmi ma non l’ho fatto. A dirla tutta, quando Bumper Ruggs mi ha offerto questo incarico come modo di sdebitarmi con lei ero perfino eccitata. Che stupida sono stata.

-Tutto a posto, Anna?-

                A rivolgermi questa semplice domanda, chiamandomi con il nome falso con cui sono conosciuta qui, è Cindy, una bruna che viene da New Orleans. È una delle ragazze che lavorano davvero per l’agenzia di escort di Bumper.

-Certo.- replico con un sorriso un po’ forzato -Avevo solo bisogno di un po’ d’aria… e anche tu immagino.-

-Puoi dirlo forte. Ma non è solo questo, vero? Sei stata pensierosa sin da quando ti sei appartata con quel tipo alto coi capelli bianchi. E non dirmi che è stato solo per lavoro, non siete stati via abbastanza.-

                Vi ho detto che Cindy è una ragazza sveglia? No? Beh, suppongo che ormai l’abbiate capito. Sto per dirle qualcosa, inventarmi qualche scusa, quando vedo venire verso di me Al MacKenzie e la sua espressione non promette nulla di buono.-

-Dobbiamo andarcene, Miss Nelson. Adesso.- dice bruscamente.

-Nelson?- esclama Cindy -Non ti chiami Anna Rand?-

-Ti sorprende? Non dirmi che qui tutte usano i loro veri nomi.- ribatto.

-Certo che no, ma Anna è un nome così comune e non ero certa che fosse falso.-

-Nemmeno io.- aggiunge una voce di donna -E adesso mi piacerebbe sapere qual è quello vero e perché questo tizio lo conosce.-

                Mi giro per trovarmi davanti Allegra Bazin, boss dell’omonima famiglia criminale di Brooklyn e la sua amichetta licantropa Esmeralda Lobo.

-Vorrei saperlo anch’io.- aggiunge un uomo di colore dalla testa rasata che parla Inglese con un forte accento francofono -Questa puttanella bionda non mi ha mai convinto.

                Danny Guitar, il gangster haitiano, è arrivato con un tempismo pessimo. Ha al suo fianco la sua personale sacerdotessa Voodoo che mi rivolge un sorriso inquietante. I guai che mi aspettavo sono già qui purtroppo.

 

                È appena poco più di un’intuizione ad avermi portato qui, agli uffici della società di import-export di Eric Slaughter. Quando ho capito che Napper French non era in casa e che tra i suoi assalitori non c’era il Celta, il braccio destro di Finn Cooley, ho fatto riflettuto: forse quei due vecchi dinosauri sopravvissuti all’era della mafia irlandese sono insieme e forse lo pensa anche Finn Cooley.

            Se l’ho inquadrato bene, non se ne starà in disparte mentre altri compiono una vendetta che spetta a lui: guiderà sicuramente in prima persona l’attacco. Il punto è che né Slaughter né French sono stupidi. Avranno anticipato le mosse di Cooley e preso le loro contromisure. In altre parole: questo posto è diventato una trappola.

            I miei supersensi mi portano una miscela di vari odori ma tutti significano una cosa sola: uomini armati in avvicinamento. Si muovono con efficienza che denota un addestramento di tipo militare. Qualcuno impartisce ordini in gaelico irlandese, lingua di cui sono al massimo capace di comprendere appena qualche parola.

Qualcuno lancia una granata contro la porta della palazzina facendola saltare. È il momento di intervenire. Senza esitare mi lancio in mezzo a loro.

-Devil!- esclama uno.

            Niente battute. Ho di fronte professionisti della guerriglia e non è il caso di perdere tempo. Ne stendo uno con un calcio, un altro si prende il mio bastone sul mento, un terzo una gomitata sul naso. Non osano sparare in uno spazio ristretto per paura di colpirsi l’un con l’altro ed io ne approfitto. Mi muovo veloce usando tutte le tecniche che conosco e li stendo uno dopo l’altro. Il Celta non è tra loro e nemmeno Finn Cooley ne sono certo e questo vuol dire che hanno altro in mente.

            Supero gli scagnozzi e mi precipito su per le scale. Sento voci venire dall’alto, qualcuno grida. Un corpo rotola lungo i gradini e lo evito a stento. È un uomo e da quel che sento ha la gola squarciata Sento anche un profumo familiare e rimango sorpreso mentre un nome mi sale alle labbra:

-Elektra?-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Che dire? Non molto in verità, quindi non perdiamo tempo.

1)       Petra è stata creata da Greg Rucka &Igor Kordey su “Black Widow: “Little pale spider” #1 datato giugno 2002.

2)       Alphonso “Mack” MacKenzie è stato prima un agente della C.I.A. e poi dello S.H.I.EL.D. da cui si è poi dimesso per intraprendere la carriera di scrittore. Il suo primo best sellers è stato “Senza scudo” (in originale “Unshielded”) in cui raccontava le sue esperienze personali in quell’agenzia in modo molto critico. Nella continuity MIT è anche l’autore di una serie di thriller su una squadra d’èlite di agenti del F.B.S.A. adattata in una serie televisiva di successo prodotta dagli Empire Studios ed in onda sulla ABC.

Nel prossimo episodio: la conclusione di ben due storyline e… ma scopritelo con noi.

 

 

Carlo

Carlo



[1] Altrimenti noto come Secret Intelligence Service, il servizio segreto estero britannico.

[2] Služba Vnešnej Razvedki ovvero il Servizio di intelligence internazionale della Federazione Russa.

[3] Su Vendicatori Segreti #29.

[4] Padrino.

[5] La Fratellanza ovvero la mafia russa.

[6] Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and explosives

[7] In una storia che prima o poi vi racconteremo, promesso

[8] Bondage, SadoMaso, Dominazione

[9] Glavnoye Razvedyvatel'noye Upravleniye. Direzione Principale Informazioni, il servizio segreto militare russo